venerdì 30 ottobre 2009

"Quando nel canto c'è l'arte" (recensione dalla Gazzetta di Parma)

"Se si va a teatro per opere e concerti, si dovrebbe riuscire a fissare, ogni volta, qualcosa in più dell’emozione: verificare se esiste il segno - o il disegno - di un’interpretazione; capire quando oltre all’attimo di esaltazione (se c'è) sopravvive qualcosa che resta: di solito l’arte è lì.
Questa possibilità viene da tempo offerta al pubblico dal soprano Daniela Dessì e dal tenore Fabio Armiliato. Quando si ha in sorte di ascoltarli - come è avvenuto l’altro ieri al Teatro Verdi di Busseto - ci si accorge che tecnica, stile, qualità vocali sono sì la base imprescindibile per un’interpretazione convincente, ma non sono l’asettico strumentario a cui essi si affidano per cantare.
Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno saputo andare oltre: si avverte in loro una tensione permanente e felice per caricare di senso - che non è semplicemente «effetto» - la parola scenica; ogni respiro, ogni pausa, si associano a una precisa responsabilità musicale; ogni sillaba si sposa alla nota con piena consapevolezza di non dover essere subordinata al «recitare» (cioè di non oggettivare una finzione), ma di dover «esistere» in quanto musica e dramma insieme: verità, in fondo. Concerto finale del Festival Verdi a Busseto: Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno interpretato arie e duetti da I Masnadieri, Macbeth, La forza del destino, Don Carlo, Otello, Aida. Valida, poi, l’idea di proporre trascrizioni cameristiche da Aida e Trovatore con Marco Boemi (pianoforte) Francesco Dessy (violoncello) e Felice Clemente (clarinetto). Armiliato ha sviluppato negli anni un’inattaccabile coerenza psicologica e drammatica - fatta di voce, musica e nessuno sconto su se stesso - per restituire con intensità e dettaglio il profilo di personaggi come Carlo Moor, Alvaro, Don Carlo. Un Armiliato struggente - a Busseto - in «Di ladroni attorniato» dai Masnadieri; elegiaco e afflitto in «O tu che in seno agli angeli» dalla Forza del destino; amaro e sincero - senza beceri retaggi emulativi - in «Dio, mi potevi scagliar» da Otello. Daniela Dessì: quella voce screziata di miele e diamante, quell'aristocratica naturalezza nel cantare come se il soffio perverso di Lady Macbeth o la purezza di Desdemona ti sfiorassero i capelli. Eccola dunque inedita e superlativa nell’aria «La luce langue» dal Macbeth, sospesa fra cupi dubbi e inique speranze. E ancora splendida in «Ritorna vincitor» (Aida), «Pace mio Dio!» (Forza del destino), destrieri sui quali da sempre cavalca divina. Acclamati i duetti «Io vengo a domandar grazia» (Don Carlo), «La fatal pietra» (Aida), «Dio ti giocondi o sposo» (Otello). Teatro gremito, serata febbrile di applausi, ovazioni e bis dalla Traviata. Giusto ciel, ecco che ci voleva a Busseto: la Dessì e Armiliato!"

Elena Formica, Gazzetta di Parma

giovedì 29 ottobre 2009

E avanti a Loro applaudiva tutta Vienna...


Guardare l'aprirsi del sipario della Wiener Staatsoper è un po' come attraversare lo specchio di Alice, si viene trasportati in un'altra dimensione. O meglio ancora, è come fare un salto indietro di mezzo secolo, quando alla regia d'opera altro non si chiedeva che una rassicurante illustrazione delle indicazioni sceniche del libretto. Molto tempo è passato da allora e oggi, grazie a vere e proprie rivoluzioni registiche compiute, a più livelli, prima nel teatro di prosa e poi in quello lirico, la funzione visiva dello spettacolo è passata ad avere un ruolo totalmente attivo nell'interpretazione dell'Opera, un po' come avviene per il canto e la direzione ma (ovviamente) con maggiori margini di libertà. In questa produzione, creata nel 1958 per una leggendaria Tosca con Renata Tebaldi sotto la bacchetta dell'immortale Herbert von Karajan e che porta la firma della ballerina-coreografa Margarethe Wallmann (mentre i bellissimi costumi così come i cupi fondali sono di Nicola Benois), c'è la Maddalena, c'è il canapè nello studio di Scarpia, ci sono i candelabri, c'è l'enorme Arcangelo Michele nel terzo atto. Non manca nulla insomma.
Altrettanto completa è la parte musicale dello spettacolo, a cominciare da una Daniela Dessì in forma smagliante che ci conferma ancora una volta l'indissolubile legame con l'Eroina pucciniana. Già dal primo atto colpiscono la morbida dolcezza donata al duetto con Mario ma anche la dolorosa tristezza dell' "Ed io venivo a lui tutta dogliosa"; negli atti successivi è il versante drammatico a farla da padrone grazie alla prorompente teatralità dell'attrice sempre però al servizio della partitura pucciniana. Interpretazione magistrale insomma, coronata da un "Vissi d'arte", gioiello nel gioiello, di sfavillante emozione.
Prendete un'abbondante manciata di acuti sfavillanti (il "Vittoria!" era in questo senso elettrizzante), una ricca dose di mezzevoci di qualità sopraffina e accostatele ad un physique du role che più idoneo non si potrebbe: ecco il Mario Cavaradossi di Fabio Armiliato. Anche per il tenore genovese è una prova maiuscola, in cui svetta la ricerca di dinamiche espressive sempre varie ed inedite: citiamo, per quanto rigurda questa recita viennese, la lunga serie di pianissimi nel duetto del terzo atto atto, sfumato, anche grazie al dilatarsi dei tempi orchestrali, in una delicata visione quasi onirica. Abbiamo citato l'orchestra e prendiamo qui la palla al balzo per elogiare l'Orchestra della Wiener Staatsoper che, sotto la diligente bacchetta di Keri-Lynn Wilson, realizzano una bellissima prova, in cui le sonorità sono sì ampie ed impetuose, ma mai arrivano a coprire il canto.
Il resto del cast si dibatteva tra la sufficienza e la mediocrità, a cominciare dallo Scarpia di Egils Siliņš, dotato sì di bella voce, ma che (debuttante nel ruolo in questo teatro) fatica perfino a ricordare la parte.
La bella serata si è conclusa in trionfo, tra le standing ovation del pignolo pubblico viennese ed il lancio di fiori alle due star italiane.


17 ottobre 2009
Wiener Staatsoper
TOSCA

dirigentin: Keri-Lynn Wilson
inszenierung: Margarethe Wallmann
buhnebild und kostume: Nicola Benois

FLORIA TOSCA: Daniela Dessì
MARIO CAVARADOSSI: Fabio Armiliato
IL BARONE SCARPIA: Egils Siliņš
CESARE ANGELOTTI: Marcus Pelz

Orchester der Wiener Staatsoper

Qualche video:
- "E qual via scegliete..."
- "Floria... Vittoria!"
- "Oh dolci mani..."

mercoledì 28 ottobre 2009

"Di sua voce il mistero l'anima mi colpì... certo quando è sincer l'amor parla così..."


Dal nostro inviato Testa: "Dopo lo splendido concerto per il 150°anniversario della nascita di Giacomo Puccini dello scorso 27 dicembre, Daniela Dessì e Fabio Armiliato ritornano nel bellissimo Teatro Madlenianum di Belgrado per l'inaugurazione ufficiale della nuova stagione e lo fanno questa volta con una delle opere più celebrate del grande compositore toscano: Madama Butterfly.
Un vero e proprio "battage" di grande livello mediatico anticipa così questa attesissima ed unica recita di Gala del 5 ottobre dove le due stelle della lirica italiana vengono presentate ed attese come grandi protagonisti assoluti all'interno di questa stagione. Altro motivo d'interesse e curiosità oltre all'aspetto canoro già garantito in pieno da questi due grandi artisti, arriva dall'allestimento di questa Butterfly realizzato dal regista e coreografo Dejan Miladinovic. Il design scenico e l'impostazione grafica della scena presentata, trasporta questa opera pucciniana addirittura all'interno di un videogioco con tanto di scelta in video (presente con fondali virtuali e vari loghi e immagini di windows per tutta la durata dell'opera) dei protagonisti all'inizio, e con gli atti che si susseguono, qui tramutati in "livelli da completare" sino allo scontato "game over" finale. Scelta a dir poco bizzarra che se in parte servirebbe a giustificare tutte le trovate e le improbabilità disseminate all'interno dell'opera pucciniana trasposta appunto in un videogame (di cui però in vero non se coglie lo scopo finale) dall'altra parte riesce solo nell'intento di sconvolgere il tradizionale scenario giapponese fatto di porte a soffietto e paraventi, con una visuale ed una ambientazione in pieno stile cyber-virtuale. Forse l'idea era quella di presentare ai giovani d'oggi l'arte teatrale dell'opera come un "mondo" più vicino a loro? Oppure creare il passaggio ideale fra un libro di racconti ormai inpolverato ad una più lucente Playstation? O ancora, forse l'unico messaggio voleva essere ragionando raffinatamente di pensiero:Oggi il giappone è questo e racconterebbe così questa storia? Quello che un melomane si chiede probabilmente invece è soltanto questo:Ce ne era davvero bisogno? Fortunatamente, la musica rimane quella eterna ed immutabile nel tempo del grande Giacomo...
Nonostante il vestito preso direttamente da Guerre Stellari nel primo atto e quelli miracolosamente meno "vistosi" degli atti successivi, Daniela Dessì rimane la grande Cio-Cio-San di sempre: precisa sino al maniacale in ogni piccola sfumatura del suo fraseggio e dotata di una pulizia vocale e di una freschezza di canto senza eguali, passa dal registro acuto a quello grave con una facilità tale che non può che incantare e rapire il fortunato ascoltatore presente. L'attesa aria "Un bel di vedremo" e l'aria finale "Tu tu tu piccolo iddio" sono solo piccole grandi perle incastonate in una performance di estremo altissimo livello. Essa è oltremodo affascinante nelle movenze in scena: sembra infatti aver assimilato in pieno e nel senso questa Cyber-Butterfly, senza però mai snaturarne l'anima ed i suoi contenuti.
Fabio Armiliato ci presenta un Pinkerton gioco forza diverso dai suoi precedenti successi nel ruolo ma con lo stesso entusiasmante risultato. Vocalmente impeccabile per tecnica e coloritura del suono, la sua bellissima timbratura ben si sposa con questo personaggio dove riesce ad imprimere sia tutta la spavalderia dell'inizio opera che lo cotraddistingue sia la drammaticità del suo canto nella parte finale di essa quando nella sua 'interpretazione di "addio fiorito asil" riesce a far risplendere tutta la sua classe a dispetto di un costume a corazza che mal si addiceva a cotanta grazia canora.
Brava e duttile la Suzuki di Nataša Jović-Trivić. Non sempre gradevole nella sua emissione vocale è comunque precisa e scenicamente adatta al ruolo richiesto.
Sharpless era Vladimir Andrić. La sua voce mal proiettata e spoggiata spesso stona sensibilmente. E pensare che questo ruolo non si può dire certo che presenti traiettorie vocali impervie... Meglio vocalmente ma non entusiamanti Darko Đorđević, Predrag Milanović e Nebojša Babić, rispettivamente Goro, Yamdori e il Commissario Imperiale.
L'orchestra del teatro dotata di ben pochi ma validi elementi,è stata ben diretta da Željka Milanović la quale ha avuto il pregio di trovare il giusto equilibrio in termini di volume del suono e di tempi imposti.
Una intensa pioggia di applausi ed ovazioni accompagnano l’uscita dei due protagonisti principali che meglio non potevano dare ed attribuire un vero senso compiuto a questa improbabile Butterfly.
I vertici del Teatro Madlenianum (particolare singolare,il teatro è gestito da una società privata) mai come questa volta dicono, hanno benedetto la presenza artistica di Daniela Dessì e Fabio Armiliato che davvero hanno dato lustro e significato speciale a questa apertura di stagione con una serata di Gala d’altri tempi."

5 ottobre 2009
Belgrado, Madlenianum
MADAMA BUTTERFLY

personaggi principale ed interpreti:
CIO-CIO-SAN: Daniela Dessì
PINKERTON: Fabio Armiliato
SUZUKI: Nataša Jović-Trivić
SHARPLESS: Vladimir Andrić

direzione: Željka Milanović
regia: Dejan Miladinović

martedì 20 ottobre 2009

MUSICA: applausi per coppia Dessì-Armiliato in "Tosca" alla Staatsoper di Vienna


ANSA - VIENNA, 19 OTT - Grandi applausi alla recita di Tosca alla Staatsoper a Vienna con star tutte italiane, Daniela Dessì e Fabio Armiliato, e un direttore donna sul podio dei Wiener Philharmoniker, la canadese Keri-Lynn Wilson. Giunta alla 529esima recita, questa Tosca - una produzione storica, oggi molto datata, della scomparsa Margarethe Wallmann risalente agli anni '50 nell'era di Herbert von Karajan - era affidata ieri alla rinomata coppia di cantanti italiani, coppia nell'arte e nella vita Dessì-Armiliato,molto popolari a Vienna. Convincente anche la conduzione della Wilson, giovane e bella canadese moglie nella vita di Peter Gelb,sovrintendente della Metropolitan Opera a New York, che ha accompagnato con tensione drammatica e vigore la travolgente musica di Giacomo Puccini. Superba l'interpretazione della Dessì, che nei panni di Tosca ha dominato l'azione scenica. In forma eccellente anche Armiliato (Cavaradossi), degno partner anche sulla scena della cantante. Il basso baritono lettone Engils Silins era Scarpia. Boati a scena aperta nelle arie più famose (Vissi d'arte vissi d'amore... E lucevan le stelle... O dolci mani...) e delirio di applausi alla fine con parecchi occhi rossi in sala dopo la fine tragica deidue amanti.
Flaminia Bussotti: ANSA - Vienna

lunedì 19 ottobre 2009

"Buon compleanno, Maestro" (recensione da Operaclick.com)


"Dolce notte, quante stelle. In questo verso di pucciniana memoria si riassume l’esito del grande concerto di beneficenza organizzato dalla Fondazione Luciano Pavarotti al Teatro Comunale di Bologna in occasione del 74° compleanno del celebre tenore. Il pubblico partecipa numeroso e la sala del Bibbiena si riempie in ogni ordine di posti. Gli spettatori accorrono al richiamo del nome dell’artista e, oltre ad omaggiarne la figura con la propria presenza, contribuiscono alla causa dell’ANT, Associazione Nazionale Tumori, cui l’intero incasso della serata è devoluto. Abbiamo la sensazione che non si tratti però dell’abituale pubblico bolognese, ma di una platea più variamente composta, comprensiva di neofiti, di appassionati venuti da lontano e di tenaci ammiratori di qualche specifica personalità musicale chiamata ad esibirsi nel corso della manifestazione. Sul palco infatti una schiera di fulgidi astri della lirica si raccolgono intorno alla memoria del compianto collega-amico. Non accade spesso di assistere ad un evento musicale così ricco di presenze di spicco. La rosa dei solisti è davvero sorprendente e comprende i nomi di Fabio Armiliato, Fiorenza Cedolins, Carlo Colombara, Daniela Dessì, Marcello Giordani, Andrea Griminelli e Raina Kabaivanska, accompagnati dall’Orchestra Arteatro del Teatro Sociale di Mantova, guidata dal M° Fabrizio Maria Carminati. Lo sviluppo della serata è abilmente concertato da un brillante Lucio Dalla che, in veste di presentatore, condisce l’atmosfera con l’elegante ironia di chi ha intimamente conosciuto ed ammirato Luciano Pavarotti. I numerosi aneddoti di vita raccontati, i videomontaggi commemorativi proiettati sul grande schermo e la voce stessa di “Big Luciano” diffusa in sala hanno contribuito a rievocare la figura semplice ed al contempo incisiva di un uomo che ha fatto la storia della musica.

A completamento della prestigiosa rosa di presenze femminili si fronteggiano, forse per la prima volta sullo stesso palcoscenico, due tra i più celebri soprani della scena lirica odierna: Fiorenza Cedolins e Daniela Dessì.

Daniela Dessì si fa attendere e, stravolgendo l’ordine del programma di sala, non compare in scena che nella seconda parte del concerto. Tuttavia l’affetto che il pubblico bolognese le riserva è grande e sincero, tanto che al termine di una delle romanze eseguite un grido levatosi dalla platea prorompe con ammirazione: “E’ così che si canta!”. E l’applauso abbondantemente fragoroso appena terminato viene subito replicato. In verità appare un poco sbrigativo l’approccio a “Vissi d’arte”, forse penalizzato dalla scelta di una ritmica non particolarmente funzionale all’esaltazione del fraseggio, e la voce, pur distinguendosi per volume e proiezione, incorre talvolta in qualche forzatura nel registro acuto. Ma in “Pace, pace, mio Dio” l’artista raggiunge un livello d’espressività perfettamente compiuto, arricchito da un carisma interpretativo particolare e da una buona disinvoltura nella gestione della massa vocale, sempre preziosa ed abbondante, assolutamente in grado di riempire la sala.

Non è da meno la partecipazione maschile, che vede in Fabio Armiliato uno dei protagonisti più brillanti della serata. Il tenore propone dapprima una convenzionale interpretazione di “E lucean le stelle”, ma convince del tutto in “Un dì all’azzurro spazio”, dove ha modo di cimentarsi in un approccio più autenticamente drammatico e penetrante, costruito su di un canto sfogato di gusto eroico che molto si addice alle caratteristiche vocali dell’interprete e conferisce una vibrante passione all’interpretazione."

Filippo Tadolini
, Operaclick.com

12 ottobre 2009
Teatro Comunale di Bologna
Buon compleanno, Maestro
Fabio Armiliato, Fiorenza Cedolins, Carlo Colombara, Daniela Dessì, Marcello Giordani, Andrea Griminelli, Raina Kabaivanska
Orchestra del Teatro Sociale di Mantova; Fabrizio Maria Carminati

giovedì 8 ottobre 2009

"Emozione Armiliato-Dessì: a Jesi il trionfo del belcanto" (recensione da IL MESSAGGERO - Ancona)


"JESI - Un pubblico entusista, plaudente e festoso ("Siete meravigliosi!" ha detto la Dessì tra gli applausi finali) ha accolto giovedì sera il poderoso recital di Daniela Dessì e Fabio Armiliato che, impegnati in un programma lungo e complesso, hanno inaugurato la 42° Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesi. Alle prese con un programma non facile e ricco di pagine amatissime i due artisti hanno saputo galvanizzare e coinvolgere gli spettatore accorsi per l'occasione, prodighi di applausi e di ovazioni dopo ogni esecuzione. Daniela Dessì ha confermato le qualitù che ne fanno una delle primedonne più richieste del presente, grazie alla bellezza del timbro e al' intelligenza di un fraseggio sempre intelligente e curato: più ancora che nell'opulento Vissi d'arte da Tosca o nell'impegnato Pace, pace mio Dio dalla verdiana Forza del Destino (opera che, stando al gossip più accreditato, i due artisti interpreteranno la prossima estate allo Sferisterio di Macerata) la Dessì ha saputo entusiasmare con una Desdemona dell'Otello verdiano assolutamente incantevole per poesia d'accento e innocenza d'espressione. Dal canto suo Fabo Armiliato è sembrato partire un poco in sordina con l'aria di Licinio dalla Vestale di Spontini: la ragione è, forse, da ravvisare anche in una scrittura, quella spontiniana, molto strana, alquanto bassa e comunque difficile da eseguire in apertura di serata (nell'opera, difatti, la scena apre l'atto finale) ma anche nel suo caso si sono fatte valere le ragioni di un grande professionismo e di uno studio attento e incisivo. Molto bravo nel difficile Improvviso dal giordaniano Andrea Chénier, Armiliato ha anche consegnato al pubblico (che lo ha salutato con scroscianti applausi) una ragguardevolissima esecuzione del celebre Nessun dorma dalla Turandot, reso con ammirevole pulizia vocale e intrigante asciuttezza di fraseggio. Inutile dire che i due duetti previsti (il Finale I dell'Otello e il Finale dell'Andrea Chénier) hanno entusiasmato per la bella resa comlessiva e per l'evidente "affinità elettiva" dei due artisti. Ottima pure la prova della Form - Orchestra filarmonica marchigiana, davvero impegnatissima sotto la guida sicura di Marco Boemi, che ha avuto i suoi momenti di gloria in un'ampia scelta di celebri Sinfonie e Intermezzi. Ben quattro i bis finali: il Brindisi della Traviata verdiana, con tanto di applausi e timidi cori di pubblico, poi, con Boemi al pianoforte, O mio babbino caro per la Dessì, I'te vurria vasà per Armiliato e un omaggio a Gigli con un inedito duetto di Non ti scordar di me. La stagione jesina proseguirà dal 23 ottobre con La Traviata di Verdi; sarà poi la volta del rossiniano Barbiere di Siviglia (dal 12 novembre) e del dittico formato da La voix humaine di Poulenc e Pagliacci di Leoncavallo (dal 27 novembre). Info: 0731.206888"

G.Cesaretti, 03 ottobre 2009

"Solo la tv può salvare l'Opera!" (intervista a TV Sorrisi e Canzoni)

Ecco l'intervista uscita nel numero 41 del settimanale TV Sorrisi e Canzoni attualmente in edicola:

sabato 3 ottobre 2009

Carlo mio, con me dividi il tuo pianto, il tuo dolor!


Dal nostro inviato Testa: "Ennesima riproposizione dell’allestimento di Pier Luigi Pizzi per il Don Carlo andato in scena alla Staatsoper di Vienna in questo mese di settembre. La produzione presentata proprio venti anni fa qui nello stesso teatro viennese, risulta ad oggi ancora pienamente funzionale e di seducente impatto visivo così come i costumi indossati dagli artisti.
Ottimo il cast delle prime tre recite che vedono la presenza nel title-role di Fabio Armiliato, la consolidata Eboli di Luciana D’Intino e nel ruolo di Elisabetta di Valois il soprano Olga Guryakova.
Fabio Armiliato sarebbe già solo per temperamento e presenza scenica, perfetto interprete del ruolo verdiano. Il suo Don Carlo è dotato di un canto rigoglioso ed importante. Entusiasma nel primo atto risolvendo prima la temibile aria “Fointanableu!Foresta immensa” nella quale brilla per bellezza sonora e tecnica grazie al suo seducente fraseggio, che gli permette di proiettarsi in corposi acuti .
Nella seconda parte dell’opera e quindi nel duetto finale con Elisabetta, ci mostra il lato più drammatico del protagonista che qui Armiliato plasma e presenta come meglio non si potrebbe per passione e credibilità scenica.
Nei panni di Elisabetta, Olga Guryacova è un soprano dotato di musicalità e stile. La sua voce solida ed importante, è di sicura emissione sia nei piani sia nel registro acuto. Convince cantando con efficacia interpretativa e con corretta ed adeguata organizzazione del proprio strumento, nella nota aria “Tu che le vanità” e si dimostra concreta e duttile in tutto l’arco dell’opera,.
Luciana D’intino conferma nel ruolo di Eboli tutta la sua classe e completezza d’interprete. Formidabile nella tenuta vocale, a dir poco coinvolgente nell’aria “Oh don fatale”, rappresenta al meglio per completezza e conquistati intenti, tutti gli aspetti,anche i meno intuitivi, del ruolo della principessa, ponendola di diritto come una delle più grandi interpreti di questo personaggio verdiano nei nostri giorni.
Buona anche la prova di Ain Anger,qui alle prese nel ruolo di Filippo II. Sicuramente dotato di una voce sostanziosa, presenta però ancora alcune lacune interpretative a livello di maturazione vocale che emergono a lunghi tratti nel suo canto rendendolo così distaccato e poco comunicativo .
Il Rodrigo presentato da Boaz Daniel artista “di casa”qui a Vienna, viene forse oltremodo lodato dal pubblico locale. La sua, per carità, è un’interpretazione dignitosa e di sicuro pregio ma vale il discorso fatto precedentemente per il Filippo II di Ain Anger: voce sostanziosa ma che ancora presenta alcune pecche di carattere tecnico e proprio dal punto di vista della maturazione della medesima.
Buona prova infine, per tempi e compattezza di suono ottenuta, per il direttore Giuliano Carella coadiuvato dalla sempre ottima orchestra dei Wiener.
Spettacolo riuscitissimo e molto apprezzato dal pubblico che sommerge letteralmente di applausi l’intero cast. Tantissime infatti le chiamate in scena per gli artisti che si susseguono e personale successo soprattutto per Armiliato e D’intino.
"

24 settembre 2009
Wiener Staatsoper
DON CARLO
Giuseppe Verdi

cast:
Dirigent: Giuliano Carella
Don Carlo: Fabio Armiliato
Philipp II.: Ain Anger
Rodrigo, Marquis von Posa: Boaz Daniel
Elisabeth von Valois: Olga Guryakova
Prinzessin Eboli: Luciana D`Intino

Inszenierung: Pier Luigi Pizzi
Ausstattung: Pier Luigi Pizzi