domenica 9 novembre 2008

...e lucevan le Stelle!


Dalla nostra inviata CaludiaO.:

"Il Filarmonico di Verona rende omaggio a Puccini in occasione dei 150 anni dalla nascita. Sul palco, ovviamente, Daniela Dessì e Fabio Armiliato. Coinvolgenti, trascinanti, appassionanti. Diretti da un ottimo Marco Boemi che sa il fatto suo.

Daniela è splendida, come sempre. In abito rosso (prima) e nero (poi) si conferma una delle migliori interpreti puccinane dei giorni nostri è dà voce (e che voce!) a tutti quei personaggi semplici eppure complessi del Maestro di Lucca che sono entrati di diritto nell’antologia dell’opera italiana. Manon, Tosca, Butterfly, Liù. Struggente il duetto finale.

Fabio è in ottima forma, voce piena e timbro sicuro. splendido Cavaradossi, sfodera un suo cavallo di battaglia come “Ch’ella mi creda libero e lontano” in maniera pressochè perfetta e finisce con un “Nessun dorma” da ovazione. Il teatro è letteralmente infiammato.

A fine serata gli Artisti (perché di Artisti, con la “A” maiuscola, si tratta e ne abbiamo avuto l’ennesima conferma ieri sera) ci regalano il duetto del finale del primo atto di Bohème. “O soave fanciulla” non è in programma, ma chiudere con la morte di Liù probabilmente non renderebbe omaggio al genio creativo di Puccini, che in realtà è appassionato ed attaccato alla vita. Così il pubblico si scioglie in una delle pagine più belle della lirica pucciniana. Che m’ami dì, io t’amo. Fabio e Daniela sono catalizzanti sul palco. Commuovono e coinvolgono. Tanto che il pubblico richiede a gran voce il bis. E viene accontentato: “O mio babbino caro” (lei) e “Addio fiorito asil” (lui) accompagnati al pianforte da Boemi.
Ci sono serate che chi ama la buona musica difficilmente scorda. Il Gala Puccini di ieri sabato 8 Novembre al Filarmonico di Verona è stata una di queste."

Ricordo inoltre che in occasione di questa serata sono stati realizzate ben due registrazioni DECCA a tema pucciniano.

GALA PUCCINI
nel 150° anniversario dalla nascita


direttore: Marco Boemi
soprano: Daniela Dessì
tenore: Fabio Armiliato

voce recitante: Paola Gassman

Orchestra e Coro dell' Arena di Verona
maestro: Marco Faelli

PROGRAMMA:

- da Le Villi: Intermezzo sinfonico

- da Manon Lescaut: "Tu, tu amore?", Intermezzo

- da Tosca: "Vissi d' arte", "E lucevan le stelle", "Mario, Mario, Mario!"

- da Madama Butterfly: Coro a bocca chiusa, "Un bel dì vedremo"

- da La Fanciulla del West: "Ch' ella mi creda"

- da Turandot: "Nessun dorma", "Tu che di gel sei cinta" e morte di Liù

- da La Bohème: "O soave fanciulla"

bis:

- da Gianni Schicchi: "O mio babbino caro"

- da Madama Butterfly: "Addio fiorito asil"

11 commenti:

Gilesteta ha detto...

Salutami Tosca se la vedi.

Mario Cavaradossi ha detto...

Benevenuto!
Ma a chi è rivolta la tua richiesta??

Numisia_Maximilla ha detto...

Ormai conosciamo bene Fabio ed il suo valore in tutto quello che fa... ma posso dire che ieri sera è stato assolutamente impressionante???? Mamma mia, ho ancora i brivi!!!!

Numisia_Maximilla ha detto...

*brividi

Mario Cavaradossi ha detto...

Io ho ancora nelle orecchie quello spettacolare pianissimo di "disciogliea"...
Non vedo l' ora del suo Cavaradossi triestino!!!

Testa ha detto...

Sono daccordo con te Mario.E'stata proprio tutta la frase legata in mezzavoce di Fabio "...disciogliea dai veli"che resterà come un ricordo indelebile nelle mie orecchie della sua interpretazione in questa nota aria.Più che mai,attendo anche io il suo Cavaradossi triestino con fervente passione!

flipstinger ha detto...

Fabio has the voice and physique of Cavaradossi! Thank goodness for this as I cannot imagine watching a short, chubby tenor singing his heart out and acting lovable on stage.

Mario Cavaradossi ha detto...

"Il tenore Fabio Armiliato compenetra esemplarmente mezzi tecnici e sensibilità musicale; pieno e vigoroso nello squillo, è capace di sottigliezze rivelatrici. Valga per tutti l'esempio di "E lucevano le stelle", nel quale la sensualità del ricordo amoroso è plastica tanto quanto la disperazione al cospetto della morte."

C. Galla "Puccini, pagine scelte per voci di qualità" (L' ARENA, 10 novembre 2008)

flipstinger ha detto...

I agree to the above comment!

Hard to imagine Fabio not doing Cavaradossi! He embodies this role and always brings a fresh interpretation of the character even if he's done this over a hundred times.

His "E Lucevan Le Stelle" is done with a heart wrenching delivery that is worth seeing!

Mario Cavaradossi ha detto...

" Che sia amor filiale, passionale, tragico o nostalgico, è questo il sentimento che muove le vicende sentimentali dei protagonisti (o meglio, delle protagoniste) dei melodrammi del celebre Giacomo Puccini.
A lui la Fondazione Arena di Verona ha voluto rendere omaggio, sabato 8 novembre, con un Galà per celebrare il 150° anniversario della nascita (1858-1924).

Con Manon Lescaut, Puccini guarda a Wagner. Nel duetto Tu, tu amore? di Manon e De Grieux, nel quale si percepiscono reminiscenze stilistiche del Tristan un Isolde,fanno ingresso in scena i solisti della serata, Daniela Dessì e Fabio Armiliato, trepidamente attesi e calorosamente applauditi dal pubblico.
La prorompente fisicità e musicalità della Dessì incarnano totalmente la passione che di volta in volta assume sfumature diverse e che muove le eroine dei melodrammi pucciniani.
Osservando i gesti e gli sguardi d'intesa tra i due cantanti non si vedono due artisti che interpretano dei personaggi ma due amanti.
Compagni anche nella vita, Dessì e Armiliato esprimono quell'impeto e quel desiderio che rendono umani e intensi, quindi sempre attuali, i protagonisti delle varie tragedie del compositore lucchese.

Un altro “solo” dei violoncelli, il cui timbro strumentale è uno dei più vicini alla voce umana, (e che Puccini usa anche a sostegno del soprano in Vissi d'arte) prelude a quella che è una delle più struggenti melodie del repertorio lirico e che il clarinetto intona anticipando l'aria del tenore: E lucean le stelle.
Commovente e sentita l'interpretazione di Armiliato.
Tosca però, in cui determinante è la violenta gelosia e il possente carattere della protagonista, è assieme tragedia politica e tragedia dell'amore. Puccini riesce a dominare la situazione politico-sentimentale con una maestria musicale ed una scienza della psicologia dei personaggi che ha del prodigioso.
Con il duetto “Mario, Mario”, dove i due solisti danno l'ennesima prova di sintonia, si chiude la prima parte del programma.

La seconda parte riprende con il Coro a bocca chiusa e l'aria per soprano Un bel di vedremo tratti da Madama Butterfly, tragedia dell'illusione e della passione d'amore in una relazione tra un uomo e una donna di due mondi diversi: Oriente e Occidente.
Da La Fanciulla del West, l'unica opera che finisce, almeno apparentemente,in modo positivo , senza morti tragiche, e nella quale bisogna riconoscere a Puccini l'audacia, per il tempo, di portare in palcoscenico un western, Armiliato canta Ch'ella mi creda.
L'ultima tranche di brani inserita nel programma di sala, tutti rigorosamente in ordine cronologico e tutti introdotti da Paola Gassman presentatrice d'eccezione, appartiene alla Turandot, opera che Puccini non ultimò a causa del suo decesso per una grave malattia ma che fu portata a termine da Alfano.
Non potevano certo mancare la popolare aria per tenore Nessun dorma e quella per soprano Tu che di gel sei cinta , cantata da una morente Liù, profetessa d'amore votata al sacrificio per amore, non per schiavitù.
Come è noto, nella prima rappresentazione postuma di Turandot alla Scala di Milano il 25 aprile del 1926, Toscanini sospese la recita dopo il corteo funebre di Liù, proprio nel punto in cui il compositore aveva interrotto il suo lavoro.

Fortunatamente Dessì, Armiliato e Boemi non hanno congedato il pubblico nello stesso modo ma hanno regalato con grande generosità alcuni “fuori programma”: prima un affresco di giovinezza da Bohème e dopo, viste le insistenti richieste degli spettatori, un tenero e affettuoso “Oh mio babbino caro” e in “Addio fiorito Asil” in cui Boemi ha accompagnato la Dessì e Armiliato al pianoforte rivelandosi, oltre ad un ottimo direttore d'orchestra, un bravo e pronto pianista."

A. Chiamba, "PUCCINI: PASSIONE CHE SUSCITA PERIPEZIE D' AMORE!" (Oltrecultura, 10 novembre 2008)

Mario Cavaradossi ha detto...

" “Emozionante”, questo il primo aggettivo che ci viene alla mente per definire il Gala Puccini, andato in scena al Filarmonico di Verona per celebrare il terzo cinquantenario della nascita del Maestro. Da tempo non avevamo l'occasione di assistere ad una serata nella quale la musica, l'atmosfera, il coinvolgimento dei solisti e delle masse e la partecipazione del pubblico si trovassero ad essere fuse in una sorta di unicum nel quale ciascuna delle componenti ha contribuito ad un esito che credevamo non più possibile ai giorni nostri.

In epoca di vacche magrissime per la cultura italiana, e per l'opera in particolare, un evento di tale portata parrebbe impossibile da realizzarsi, invece, grazie alla generosità dei cantanti ed alla disponibilità di tutti gli altri partecipanti, che si sono profusi a piene mani per la riuscita, abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di assistere ad una serata d'altri tempi, di quelle col pubblico che dialoga col palcoscenico, coi cantanti più emozionati degli spettatori, col direttore d'orchestra che per gli ultimi bis si mette al pianoforte ed quasi improvvisa l'accompagnamento; il tutto sotto lo sguardo ironico di Puccini, che campeggia nel ritratto dipinto da Luigi de Servi.

Il programma del concerto si snoda attraverso le tappe fondamentali della produzione pucciniana; con i brevi e puntuali interventi introduttivi redatti da Piero Rattalino, non esaltanti nella sostanza ma letti magnificamente da Paola Gassman, semplice ed affascinante, si parte dall' Intermezzo sinfonico dal secondo atto de Le Villi per concludere il viaggio con le struggenti note della morte di Liù, passando per Manon Lescaut, Tosca, Madama Butterfly e La fanciulla del West.

Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno esemplarmente incarnato lo spirito della serata, offrendo interpretazioni coinvolgenti per qualità musicale ed intensità interpretativa.

La Dessì si conferma, a nostro giudizio, come la migliore Tosca attualmente in carriera; il suo “Vissi d'arte” è intenso, ricco nel fraseggio, opulento nei colori; non da meno l'intenso, tenerissimo “Un bel dì vedremo”, tinto di sofferta malinconia ed illuminato di ammalianti mezzevoci. Se Tosca e Butterfly ci hanno convinto, la Liù eroica e disperata del soprano genovese ci ha stregati per il nitore dell'accento e per l'immedesimazione totale nel personaggio. Al termine di “Tu che di gel sei cinta” ci è sembrata visibilmente emozionata.

Fabio Armiliato, in splendida forma, sicuro in acuto, morbido nei pianissimi, elegante nei filati, ha dato ottima prova di sé in un dolente “E lucevan le stelle”, seguito da un “Ch'ella mi creda” accorato ma mai incline all'effetto facile. Il meglio lo ha comunque profuso in un trascinante “Nessun dorma” pieno di ardore giovanile, al termine del quale il pubblico ha ripetutamente chiesto il bis.

Splendidi i duetti, soprattutto “Tu, tu amore” dalla Manon Lescaut, il più wagneriano dei duetti di Puccini, cantato da entrambi i solisti con intensa partecipazione. Ottimo anche il duetto del primo atto di Tosca, che ci ha colpito per l'interpretazione vibrante di entrambi, unita ad una palpabile sensualità.

Marco Boemi, accompagnatore di vaglia, ha concertato con mano sicura ed attenta, trovando il giusto equilibrio tra voci ed orchestra.

Molto buona la sua lettura dell'Intermezzo sinfonico dal secondo atto de Le Villi, nel quale Boemi ha saputo ben cogliere gli elementi di novità della partitura pucciniana; eleganti anche l'Intermezzo della Manon Lescaut ed il Coro a bocca chiusa dalla Madama Butterfly.

Positiva la prova dell'orchestra, più che soddisfacente quella del coro, preparato da Marco Faelli.

Al termine della serata successo trionfale, come da tempo non vedevamo, tributato da un pubblico che ha chiesto ed ottenuto come primo bis un “O soave fanciulla” da La Bohème, non solo cantato, ma letteralmente vissuto da Dessì e Armiliato, seguito da “O mio babbino caro” e “Addio fiorito asil”, per i quali, come accennato sopra, il direttore ha dovuto affidarsi alla memoria e ad un pianoforte a fondo scena e che i cantanti hanno praticamente improvvisato dopo un dialogo divertito con alcuni spettatori.

Che serata bellissima!"

A. Cammarrano "Gala Puccini: una serata d' altri tempi con Dessì e Armiliato" (operaclick.com)