venerdì 28 novembre 2008

TRIESTE: ecco un artista... anzi tre!!!



"Coraggiosa scelta quella del Teatro Verdi di Trieste di inaugurare la stagione con un titolo particolare e sempre troppo desueto come la Francesca da Rimini di Zandonai..."

Ecco, così avrei voluto iniziare questo post.
Ed invece, grazie alle scelte di un governo che vuole farci credere che la Cultura non sia un diritto, non sia un bene indispensabile per la crescita dell' individuo, ecco abbattersi la scure dei tagli. Tra cui quelli inflitti al Fondo Unico per lo Spettacolo che hanno drasticamente diminuito i finanziamenti statali ai Teatri. Così la Fondazione triestina si è trovata, nel giro di pochi mesi, a dover cercare un' alternativa per utilizzare gli artisti già sotto contratto. Ed eccoci quindi a questa Tosca (impiego migliore non poteva essere fatto).

Daniela Dessì conferma ancora una volta l' indissilubilità del suo legame con la passionale Floria. Ogni parola, ogni frase, ogni accento sembra uscire non dall' opera di Puccini, non dal libretto di Illica e Giacosa, ma dalla stessa Daniela tanto appare intimamente vissuto. Era la quarta volta nel giro di sei mesi che la vedo vestire i panni di Tosca ed ogni volta riesce a strabiliarmi, a trasmettermi qualcosa di nuovo.
Al suo fianco uno dei migliori Cavaradossi di sempre: Fabio Armiliato. Ed anche qui l' identificazione col personaggio è pressocchè totale e passa attraverso una magistrale linea di canto piegata ai toni lirici del primo atto, a quelli drammatici del secondo e che trova il suo terreno d' elezione in un commoventissimo "E lucevan le stelle" dalla miracolosa mezzavoce su "disciogliea dai veli".
Juan Pons è una Scarpia catalizzatore, forse in taluni punti un po' troppo sopra le righe, ma di sicuro impatto teatrale.
Non convince molto, invece, la direzione di Donato Renzetti, spesso palesemente lontana dal desiderio di "accompagnare" i cantanti (che per un direttore d' Opera dovrebbe essere basilare...)
L' allestimento scelto, coprodotto tra la Fondazione Arena di Verona e il Teatro delle Muse di Ancona e firmato di Giovanni Agustinucci, appare un po' inconcludente, teso a caricare la vicenda di discutibile aneddotismo sadico (l' inizio del secondo atto coi due lottatori seminudi è davvero gratuito...).

Alla fine successo per tutti!


25 novembre 2008; Trieste, Teatro Verdi

TOSCA

FLORIA TOSCA: Daniela Dessì
MARIO CAVARADOSSI: Fabio Armiliato
IL BARONE SCARPIA: Juan Pons
CESARE ANGELOTTI: Alessandro Svab
IL SAGRESTANO: Nicolò Ceriani
SPOLETTA: Gianluca Bocchino
SCIARRONE: Giuliano Pelizon

Maestro Concertatore e Direttore: Donato Renzetti

Regia, scene, costumi e luci: Giovanni Agostinucci

5 commenti:

Testa ha detto...

Padrone assoluto del personaggio,Fabio ci mostra tutte le sfacettature dell'animo di Cavaradossi grazie ad una eccellente ed indimenticabile interpretazione!

Mario Cavaradossi ha detto...

" Armiliato, qui già applaudito in Cavalleria e Pagliacci, è stato un cavaliere foscoliano di schietto slancio, di nobile temperamento e di amaro disincanto, capace di commosse tenerezze e di temprati squilli, fino all’appassionata nostalgia di E lucevan le stelle.

Il successo si è via via accentuato con tanti applausi e inutili richieste di bis per la Dessì e Armiliato alle romanze topiche. Alla fine acclamazioni entusiastiche per tutti e qualche riserva per la regia."
D. Soli "Tosca da applausi, più forte dei tagli" (IL MESSAGGERO VENETO, 20 novembre 2008)

Mario Cavaradossi ha detto...

"Fabio Armiliato si è confermato quale Cavaradossi di riferimento nel panorama attuale: può vantare in particolare un merito e cioè quello di collocarsi lontano mille miglia da un’interpretazione solo muscolare, sbilanciata sul concetto deteriore di un tenorismo di tradizione becera e datata. La romanza di sortita è stata affrontata con l’indispensabile cautela, ma questa circostanza non ha impedito al pubblico, molto partecipe, di chiedere il bis. Molto bene anche il duetto del primo atto, nel quale la complicità e l’affiatamento con Daniela Dessì è elemento non scritto in partitura ma decisivo. Inoltre, pur potendo vantare acuti sicuri e squillanti (il SI naturale de “la vita mi costasse” il SI bemolle di “Vittoria”) il suo canto è elegante e sfumato: il “Lucevan le stelle” ha impressionato per la continua ricerca di colori e mezzevoci, per il legato eccellente e la dizione chiarissima. Anche qui alla fine della romanza il pubblico, dopo un applauso interminabile, ha chiesto il bis senza essere accontentato da un direttore che forse non ha compreso bene l’entusiasmo degli spettatori. Però un cantante dimostra la sua maestria anche nei particolari: allora ecco l’amoroso attacco di “O dolci mani”, oppure lo sgomento imbarazzato e incredulo di “Scarpia! Scarpia che cede…” Una prestazione maiuscola tout court.

Alla fine successo spettacolare per tutti, nonostante una sparuta (ma sonora) contestazione per il regista: il pubblico di Trieste, normalmente molto compassato specialmente in occasione delle prime rappresentazioni, ha risposto con un calore che non gli conoscevo. Meglio così, il mondo dell’opera ha bisogno, soprattutto in questo difficile momento, di serate piene d’entusiasmo."

P.Bullo "Nell' ora del dolore... Tosca inaugura la nuova stagione lirica triestina"
(OPERACLICK.COM, 20 novembre 2008)

Mario Cavaradossi ha detto...

" TRIESTE - Ad apertura di Stagione, al teatro Verdi, era prevista l'opera Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, ma per evitare costi troppo elevati per l'allestimento, è stata scelto un altro titolo: Tosca. L'allestimento era quello della Fondazione Arena di Verona e Teatro delle Muse di Ancona. Il cambiamento di programma non ha fatto rimpiangere l'assenza di Francesca da Rimini, perché questa produzione di Tosca è stata encomiabile.

Gli artisti impegnati erano gli stessi previsti per l'opera di Zandonai. Il direttore Renato Renzetti ha saputo trarre dall'orchestra del Verdi suoni adatti ad ogni momento della vicenda, sfiorando i pianissimi, esaltando le scene corali, accompagnando i cantanti nel pathos drammatico. Due le compagnie di canto (doveroso, per sette recite): Daniela Dessì ha vissuto amore, tormento e paure di Floria Tosca con ineffabile partecipazione psicologica e con un canto sempre dominato da chiarissima dizione ed intensità spirituale. Accanto a lei il Mario Cavaradossi di Fabio Armiliato si è espresso sempre con massima intensità di voce ed immedesimazione. Non meno intensa è stata l'interpretazione di Juan Pons nel ruolo del perfido barone Scarpia: dal suo canto trasparivano la bassa sensualità, la vanagloria, l'imperante bisogno di prevalere su tutto e tutti. Bene i comprimari, sia per il canto che per la partecipazione emotiva. Meritano d'esser nominati tutti, con lode: Alessandro Svab (Angelotti), Nicolò Cerini (sagrestano), Gianluca Bocchino (Spoletta), Giuliano Pelizon (Sciarrone), Damiano Locatelli (carceriere). Delizione, poi, le voci di Osman Daniel e di Camilla Soncini, che si sono alternati nel ruolo del pastorello. Molto bene anche il coro, da cui il maestro Lorenzo Fratini ha saputo trarre, come sempre, il massimo rendendo viva la partecipazione alla vicenda, soprattutto nel Te Deum. Regia, scene, costumi e luci erano curate da Giovanni Agostinucci. Buono il movimento in scena delle masse corali ed intensa espressività nei ruoli solisti. Anche l'uso delle luci è stato indovinato: scena in penombra per i momenti solisti, intensa luminosità per i momenti d'assieme (molto suggestiva la luce dell'alba nell'ultima scena). I costumi, invece, peccavano di eccessiva fastosità: troppo lussuosi e con colori vistosissimi."

L. Sgrè "Floria non fa rimpiangere Francesca"
(AMICIDELLAMUSICA.COM)

Mario Cavaradossi ha detto...

"Le ambientazioni sono efficacemente insinuate e lo spazio si schiude generosamente ai protagonisti, tutti e tre di massima caratura, impossessatisi dei personaggi nelle maggiori scene mondiali. E si direbbe che proprio dall'imponente esperienza di Daniela Dessì e di Fabio Armiliato , diventati ormai di Tosca e Cavaradossi gli interpreti per eccellenza, derivano una certa sicurezza e disinvoltura accompagnate, inizialmente, da un'ombra di routine. Ma come se loro stessi si accorgessero improvvisamente di non rendere giustizia compiuta alla propria classe, l'immedesimazione man mano prende il sopravvento, e la tensione vocale si dissipa del tutto. Eccoli, allora, esemplari nel tenere scena, pienamente padroni delle loro virtù interpretative, tra cui una vocalità duttile, sensibile, capace di colmare fluidamente il teatro, e un'espressività penetrante, che culmina nelle celeberrime arie del secondo e terzo atto, acclamate con le richieste di bis."

D. Bozovic "Una Tosca perfetta"
(IL GAZZETTINO, 20 novembre 2008)