mercoledì 2 dicembre 2009

"Turandot apre in maniera grandiosa la stagione monegasca"


Scrigno ideale, il Forum Grimaldi doveva accogliere almeno una volta l’ultimo capolavoro di Puccini che ha aperto in maniera così grandiosa la stagione del Principato, come lussuoso regalo offerto in occasione della Festa nazionale. Opera complessa, dal carattere monumentale e implacabile, dominata dalla schiacciante personalità del title-role (che appare alla duecentocinquantesima pagina dello spartito!), Turandot, la cui sagoma muta poi minacciosa, incombe da un'estremità all'altra dell'opera, non tollera l'approssimazione o la mediocrità. Occorre per questo vulcanico peplum giocare schietti la carta della super produzione, perfino del grand guignol. Ora che i registi traspongono, riattualizzano, modernizzano, tradiscono senza limite, lo spettacolo firmato originariamente da Chen Kaige per il Palau des Arts Reina Sofia di Valencia è un successo. Con, in più, questa costante abilità dell'arte di far vedere e comprendere, cioè di contribuire largamente alla credibilità psicologica e teatrale delle situazioni di questo crudele racconto, anche sanguinario, che si sfoglia allora come un sontuoso e colorato racconto esotico di fate, che ci fa accomodare nella prima classe di un favoloso, fantasmagorico viaggio in un Cina fuori dal tempo.

I costumi autentici (Chen Ton Xun) e le scene (Liu Qing), le luci poetiche, soprannaturali di Albert Faura rimandano anch'essi ai sogni. Siamo davvero in un manga sontuoso ed irreale, vitaminizzato dalla più inventiva musica del verista in capo Puccini.
Non si esce indenni, ma come storditi, dalla rappresentazione, tanto quello che compare sulla scena è di una fluidità, di una progressione drammatica costante, avvincente dall’inizio alla fine, con questa gestione delle masse degna dei migliori show “made in Broadway”. Anche le ultime pagine, che non sono di mano di Puccini (si percepisce con rimpianto come una carenza strutturale tra testo e orchestrazione), non sono mai sembrate così limpide.
Con i suoi impressionanti effettivi orchestrali e corali che conferiscono all’opera una grande potenza emozionale, noi non demordiamo: per Turandot servono delle grandi voci la cui ampiezza permetterà di cantare naturalmente, senza quegli sforzi che producono una perdita della qualità del canto e dell’organo.
Col suo timbro di bronzo, Ramaz Chikviladze, dà vita ad un imponente e degno Timur. Dei tre ministri, onorevoli come si addice a dei mandarini, uno dopo l’altro ammantati di broccati o di garze cremose, il Ping di Giorgio Caoduro e il Pang di Norbert Ernst fanno del loro meglio per non schiacciare Florian Laconi (Pong).

Specialista del ruolo un po’ ovunque sul pianeta, Sylvie Valayre, sbriga la sua parte con diabolica intelligenza. Dardeggiando brillantemente i suoi si e do, il soprano disegna altrove più una ragazzina capricciosa che una principessa altera, inaccessibile e nevrotica. Ci si aspetta un iceberg cinese, ma qui si ha un ghiacciolo… Peraltro proprio carino e da sgranocchiare…

La simpatica coppia (nella vita come sulla scena) Daniela Dessì-Fabio Armiliato è semplicemente entusiasmante, superlativa! Daniela Dessì, seducente nella sua spontaneità, con una bella padronanza degli acuti tenuti sul fiato, delinea una toccante Liù. Fabio Armiliato infine canta un Calaf con disarmante facilità. C’è tutto: bagliore solare del timbro, orgoglio e dolcezza, vicino al massimo al testo musicale e alle sue sfumature, generosità, raffinata musicalità, sincerità. Ecco un tenore della stirpe di Gigli, Corelli oppure altri Del Monaco!

Osando Puccini in una dimensione da cerimonia funebre, tragica, lunare, Jacques Lacombe rivela un nuovo Puccini! Da tanto tempo la finezza, la ricchezza orchestrale e corale dell’opera non venivano così sontuosamente esaltate. Alla testa della Philarmonique de Monaco (fantastica), dei cori di casa rinforzati dalla falange di Montpellier (dall’esemplare generosità), il direttore originario del Québec, ha donato una lettura spettacolare ma sempre rispettosa delle diafane sfumature d’una partitura magica, unica, soprannaturale. Domanda per un campione: “Qual è dunque quell’opera esotica contemporanea del Wozzek d’Alban Berg?”…

Christian Colombeau
La Théatrotèque, 23/11/2009


jeudi 19 novembre 2009(sur invitation du Palais)
dimanche 22 novembre 2009
mardi 24 novembre 2009 (Monaco-UNESCO Gala 60e anniversaire)
Monte-Carlo, Forum Grimaldi

TURANDOT

direction musicale: JACQUES LACOMBE
mise en scène: CHEN KAIGE

LA PRINCESSE TURANDOT: Sylvie Valayre
CALAF: Fabio Armiliato
LIU': Daniela Dessì
PING: Giorgio Caoduro
PANG: Norbert Ernst
PONG: Florian Laconi
L'EMPEREUR ALTOUM: Guy Gabelle
TIMUR: Ramaz Chikviladze
UN MANDARIN: Gianfranco Montresor

Choeur de l'Opéra de Monte-Carlo; Stefano Visconti
Choeur de l'Opéra national de Montpellier Languedoc Rousillon; Noelle Geny
Choeur d'enfant de l'Académie de Musique Ranier III
Orchestre Philarmonique de Monte-Carlo

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