venerdì 12 marzo 2010
Habemus Chénier!
Dai nostri inviati a Madrid:
"Habemus Chénier!” esclama un a dir poco entusiasta direttore del Teatro Real di Madrid al termine della recita del 27 febbraio abbracciando insieme i “suoi” Andrea Chenier e Maddalena di Coigny.Ed è questa immagine finale di gioia autentica alla quale ho fortuitamente assistito, che mi piaceva riportarvi per dare inizio a questa personale recensione.
Se c'è un un'Opera che ha sempre scisso pubblico e una buona parte della critica, questa è senz'ombra di dubbio Andrea Chenier. Del capolavoro di Umberto Giordano viene spesso sottolineata infatti un' eccessiva enfasi drammatica nella ricerca di effetti "facili"; allo stesso modo però, dalla trionfale prima scaligera del 1896, è costantemente riproposta nei teatri di tutto il mondo, ottenendo sempre notevoli successi. Grazie al numero e alla bellezza delle pagine dedicate al protagonista, è stato un po' il “cavallo di battaglia” di grandissimi tenori (Pertile, Gigli, Del Monaco, Corelli... ). Impossibile quindi, anche per Fabio Armiliato, sottrarsi al particolare fascino di questo capolavoro che, debuttato a Pittsburgh nel 1998, l'ha accompagnato per circa 50 recite nei più grandi Templi della Lirica e l'ha reso l'interprete di riferimento di questi ultimi anni.
Le due recite madrilene del 18 e 27 febbraio non fanno che confermare quanto detto:
Armiliato regala al pubblico che riempiva in ogni ordine di posto il Teatro Real, un Andrea Chénier assolutamente personale, risoluto e incisivo, costruito su una musicalità senza pari in tutto lo svolgersi dell’Opera e con assolute perle stilistiche e tecniche in evidenza nelle pagine più attese dell’Opera di Giordano: Il suo elettrizzante “Improvviso”, la struggente e rabbiosa interpretazione di "Sì, fui soldato" e soprattutto l’accattivante quanto carica di lirismo "Come un bel dì di Maggio" che vengono accolte da numerosi applausi a scena aperta. Stesso discorso e pari accoglienza, nei notissimi duetti con Maddalena di Coigny, dove il tenore “piega” la sua voce verso una tenue quanto palapabile dolcezza. Con questa interpretazione Fabio Armiliato ha confermato ancora una volta di non aver rivali in questo ruolo, come più volte sottolineato dalla critica e dall’entusiasmo degli appassionati in tutti questi anni.
Daniela Dessì dona voce ed anima all'eroicità di Maddalena di Coigny: un altro grande capolavoro del Soprano che oggi regna incontrastata in questo repertorio. La voce, ambrata e sonora come sempre, riesce a dipingere un intenso ritratto della Contessina: dalle frivolezze del primo atto, all' esaltazione nel sacrificio finale, passando per lo struggente duetto del secondo quadro, che la Dessì cesella di pianissimi, e per la commovente “La mamma morta”, un vero saggio di belcanto e di intensità interpretativa, salutata entusiasticamente da una vera e propria interminabile ovazione!
Marco di Felice è un Gerard di voce robusta e fortunatamente lontano da truci effetti veristi. Tra i tanti comprimari vale la pena di segnalare la possente Madelon di Larissa Diadkova e l'Incredibile del sempre valente Carlo Bosi.
Lo spettacolo di Giancarlo del Monaco, proveniente dall' Opéra National de Paris, riprende e rinnova la precedente sua produzione creata per il Teatro Comunale di Bologna. Bella l'idea del primo quadro racchiuso in un salone con vedute di giardino in trompe l'oeil (come a dirci che la sola natura possibile qui è falsa, è un’imitazione) in cui si danno ritrovo gli ultimi, tetri (quasi zombie) rappresentanti dell’ Ancien Régime e tra cui contrastano, grazie anche agli splendidi costumi color pastello di Maria Filippi, Andrea e Maddalena; notevole anche l'idea di ambientare il Tribunale Rivoluzionario, organo che tra i compiti aveva quello di smantellare l'aristocrazia, nel luogo creato dall'aristocrazia stessa per dare piena ostentazione di sè: un teatro (in rovina, chiaramente...) che, con fenomenale coup de théâtre, appare in scena al levarsi di un'enorme tricolore francese. Uno spettacolo insomma decisamente piacevole anche se forse un po' troppo indeciso tra la via del concreto realismo o del più poetico simbolismo (come il momento finale in cui i due protagonisti si arrampicano sull'enorme grata fissata sul proscenio).
Buona la prova dell'Orquestra Titular del Teatro Real guidata, con tempi a volte un po' troppo dilatati per un'Opera dalla spiccata teatralità come questa, da Victor Pablo Pérez. Accoglienza trionfale ed infiniti applausi, accompagnati da autentiche piogge di fiori, per i due protagonisti principali dell’Opera.
Ed ecco qualche prezioso frammento video:
- "Un dì all'azzurro spazio"
- "Credo a una possanza arcana...Io non ho amato ancor!"
- "Ecco l'altare... Eravate possente... Ora soave, sublime ora d'amore!"
- "La mamma morta"
- "Sì, fui soldato"
- "Come un bel dì di maggio"
- "Vicino a te s'acqueta... La nostra morte è il trionfo dell'amor!"
18 e 27 febbraio 2010
Madrid, Teatro Real
ANDREA CHENIER
Andrea Chénier: Fabio Armiliato
Maddalena de Coigny: Daniela Dessì
Carlo Gérard: Marco Di Felice
Bersi: Marina Rodríguez-Cusí
La condesa de Coigny: Stefania Toczyska
Madelon: Larisa Diadkova
Roucher: Felipe Bou
Pietro Fléville: Marco Moncloa
Fouquier Tinville: Marco Moncloa
Mathieu: Luis Cansino
Un "increíble": Carlo Bosi
El abate: Ángel Rodríguez
Schmidt: Károly Szemerédy
Un mayordomo: Pablo García
Dumas: Tomeu Bibiloni
Dirección musical: Víctor Pablo Pérez
Dirección de escena: Giancarlo del Monaco
Escenografía: Carlo Centolavigna
Figurines: María Filippi
Iluminación: Wolfgang von Zoubek
Coreografía: Laurence Fanon
Dirección del coro: Peter Burian
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